"L'arte rende tangibile la materia di cui sono fatti i sogni"

Lo spettacolo di Bernini

Gian Lorenzo Bernini fu l’artista barocco che trasformò lo spettatore da semplice osservatore a coprotagonista

Grande protagonista del Barocco nella Città Eterna, Gian Lorenzo Bernini fu in grado di rivoluzionare l’arte donando al marmo caratteristiche proprie della pittura come chiaroscuro, movimento e perfino colore. Papa Urbano VIII, per cui l’artista lavorò, disse di Bernini: “Homo raro, ingegno sublime, e nato per disposizione divina, e per gloria di Roma a portar luce al secolo”. Egli aveva ragione, Gian Lorenzo è stato uno degli artisti che ha contribuito alla rinascita di Roma lasciando un segno indelebile. Il suo talento fu notato quando egli era ancora molto giovane, non aveva ancora raggiunto i vent’anni che nel secondo decennio del seicento si trovò già ad essere al servizio del cardinale Scipione Borghese, noto collezionista d’arte nonché nipote di papa Paolo V. Bernini affermava “L’arte sta in far sì che tutto sia finto ma paia vero”. Proprio dall’eccellente resa di questa finta realtà deriva un coinvolgimento emotivo da parte dell’osservatore che ammira i suoi capolavori. Gian Lorenzo perseguiva la perfezione in tutto ciò che scolpiva: le sue creazioni appaiono come “vive”, bloccate per sempre in una frazione di secondo. Egli era capace di rendere il marmo malleabile come la cera creando l’illusione della morbidezza delle carni nelle sue sculture.

Ma ciò non era che una parte del suo talento. Una delle sue più grandi capacità era quella di riuscire a rendere coprotagonista lo spettatore che si trovava dinnanzi alle sue opere. Lo stupendo gruppo scultoreo del Ratto di Proserpina realizzato nel 1621 a soli 23 anni, mostra il rapimento della giovane fanciulla, figlia della dea della terra Cerere. L’autore del ratto fu Plutone, re degli inferi, che essendosi innamorato di Proserpina decise di rapirla e portarla con sé nell’Ade. Lo spettatore assiste inerte al rapimento della giovane, i cui occhi sono bagnati da lacrime di marmo così perfette che sembrano esser vere, lacrime di disperazione che paiono invocare il nostro aiuto. Tale invocazione è acuita da un’iscrizione presente sul basamento della scultura che recita “O tu che, chino a terra, raccogli fiori, guardami mentre vengo rapita verso la casa del crudele”. Colui che osserva viene dunque trasportato nel campo di fiori sulle rive del lago di Pergusa dove si svolse la scena.

E come non prendere in considerazione il David?  Un giovane nel pieno dell’azione, pronto a scattare e attaccare il nemico con la fionda già tesa tra le mani. Ad acuire l’aura di tensione contribuiscono la fronte increspata e lo sguardo deciso e minaccioso del giovane pastore che guarda l’osservatore rendendolo partecipe della scena e trasformandolo anzi nell’oggetto dell’attacco: il gigante Golia. Stupore e timore al tempo stesso sono le sensazioni che sorgono in colui che guarda il David dritto negli occhi.

Lo stesso sguardo deciso del David lo si ritrova nel busto che Bernini realizzò per Monsignor Pedro Montoya, un giurista spagnolo che commissionò l’opera a Gian Lorenzo per porla nel proprio monumento funebre, oggi nella Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli a Roma. Gli occhi incavati, i baffi disordinati e le rughe d’espressione fanno apparire il volto come vero, veridicità acuita dal gioco di luci e ombre che Bernini è riuscito ad imprimere al marmo bianco. Ne consegue che l’osservatore si sente a sua volta osservato da quel volto leggermente inclinato verso il basso che si sporge a guardare dall’alto chi lì è giunto a rendergli omaggio.

Un vero e proprio spettacolo per il fedele è la Cappella Cornaro all’interno della Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma, con il gruppo scultoreo dell’Estasi di Santa Teresa, opera realizzata da un Bernini già più maturo tra 1647 e il 1651.

Lo spettatore che entra nella cappella ha come la sensazione di entrare in un teatro ed assistere ad una sfolgorante rappresentazione: la Transverberazione di Santa Teresa. Ciò che viene messo in scena è il momento in cui la santa viene trafitta dall’amore di Dio per mezzo di un serafino; i due protagonisti sono come investiti da una luce divina e sembrano fluttuare nell’aria grazie ad espedienti tecnici utilizzati dall’artista. Questa volta però colui che entra nella cappella non è solo, è accompagnato da altri spettatori che Bernini ha scolpito su dei palchetti posti ai lati della cappella: i membri della famiglia Cornaro intenti ad osservare insieme al nuovo arrivato lo spettacolo del Barocco.

                                                                                                        Mary Bua

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