"L'arte rende tangibile la materia di cui sono fatti i sogni"

Astrattismo: pittura emblema della bellezza oggettiva

La pittura, nel corso dei secoli, è stata protagonista di numerosi cambiamenti, e non solo in termini di tecniche pittoriche; cambia anche il modo in cui essa viene percepita

La pittura è sempre stata considerata la più elevata forma di espressività dell’arte. Nel corso della storia, ha sempre prevalso sulle altre arti, occupando il primo posto in quella scala gerarchica che veniva a crearsi secondo le ideologie coeve, seguita da scultura e architettura.

È facilmente riscontrabile il cambiamento, in ambito figurativo, messo in atto dagli artisti col passare del tempo. Al contrario di ciò che si pensa, tuttavia, quella dell’artista non era una figura autonoma il cui capolavoro nasceva sulla base dell’ispirazione personale. Le sue creazioni derivavano dalla richiesta di una committenza che spesso decideva non solo il soggetto da dipingere e l’eventuale disposizione delle figure, ma anche i colori che l’artista doveva utilizzare. Il suo lavoro era dunque condizionato da una pluralità di fattori indipendenti dalla propria volontà. L’artista, infatti, in passato era considerato un artigiano al servizio della committenza, e la sua attività era vista come un’attività meccanica e non frutto del suo genio creativo.

Protagoniste di opere d’arte pittoriche, durante il Rinascimento e fino al Seicento, erano per lo più scene e personaggi tratti dalle sacre scritture, e anche ritratti di eminenti personalità quali papi, cardinali e aristocratici.

Nel Settecento, invece, il paesaggio inizia a diventare il soggetto prediletto, in dipinti da cui la figura antropica svanisce lasciando posto alla natura nella sua pura essenza.

A partire dall’Ottocento la pittura fu protagonista di una maggiore emancipazione dalla committenza: nacque il mercato dell’arte.

Gli artisti che dipingevano alle dipendenze di qualcuno erano notevolmente diminuiti. Al contrario, si diffuse sempre più la realizzazione di dipinti che rispecchiassero il gusto del mercato, ovvero quadri di piccole dimensioni (facilmente trasportabili) dal carattere puramente ornamentale.

Nasce così una pittura “leggera”, estetica, il cui scopo è prettamente decorativo.

Su questa scia si sviluppò, verso la fine dell’Ottocento, l’Astrattismo, una pittura la cui caratteristica principale è l’astrazione totale, che nasce “per amore di verità”: un quadro è un quadro, il suo compito è essere decorativo e colorato.

L’astrattismo, nella sua fase più tarda, vedrà protagonista una “pittura concreta”, una pittura che dichiara e mette in evidenza i materiali di cui è fatta.

Secondo la concezione della nuova pittura astratta, la pittura precedente, ovvero quella figurativa, è una pittura illusionistica, poiché inganna l’occhio dello spettatore mostrando una falsa realtà dipinta.

Il supporto pittorico è un qualcosa di bidimensionale, e l’arte figurativa tende sempre a creare effetti di tridimensionalità e di profondità: mostra ciò che non è. L’astrattismo, invece, mette in evidenza i materiali di cui è fatta l’opera, palesando la bidimensionalità del supporto e la realtà “fatta solo di….colore”.

Kazimir Malevic, pittore sovietico, fu uno dei più importanti esponenti dell’Astrattismo maturo. Una delle sue più importanti opere, emblema della pittura astratta, è Quadrato nero su fondo bianco. Realizzata nel 1913, ma della quale Malevic realizzò quattro versioni, l’opera è oggi ammirabile presso il Museo Nazionale Russo di San Pietroburgo. Malevic con quest’opera volle esaltare la pittura pura e portarla al suo “grado zero”, ovvero alla verità della superficie: il nulla.

Altra sua importante opera fu Giallo, arancione e verde, dipinta nel 1914 e oggi allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Pura visione, nessun oggetto presente, nessun rimando al mondo reale né a significati nascosti: l’opera mostra ciò che semplicemente vediamo.

Personalità di spicco fu anche Piet Mondrian, pittore olandese, che insieme a Malevic fu il più radicale esponente dell’Astrattismo. Tra i due artisti, tuttavia, è presente una differenza fondamentale: mentre Malevic mantiene nelle sue opere la distinzione tra fondo e figura, Mondrian elimina tale distinzione, facendo si che il motivo raffigurato costituisca un tutt’uno e copra l’intera superficie.

Celeberrime sono le griglie nere di Mondrian, così come i colori primari (blu, rosso e giallo) ai quali egli fa ricorso per riempire interi spazi all’interno delle sue griglie. Importante opera è Quadro 1, realizzata nel 1921 e appartenente ad una collezione privata. Mondrian volle creare, qui come nelle altre sue opere, una nuova idea di bellezza, pura e assoluta, non influenzata dalla personalità dell’artista stesso. L’uso di pure forme geometriche e di colori, permette a chiunque guarda l’opera di valutarla razionalmente, e non attraverso i sensi; ciò da luogo ad una bellezza universale che tutti possono riconoscere e comprendere, una bellezza oggettiva e razionale. I colori primari, di cui Mondrian si serve, non sono stati scelti dall’artista casualmente, essi sono legati ad una precisa simbologia spirituale: il giallo è emblema dell’energia solare, il rosso rimanda all’unione tra luce e spazio, mentre il blu è il simbolo di spiritualità. La disposizione di questi tre colori all’interno dell’opera è infatti ben studiata da Mondrian, che mira a creare equilibrio compositivo, perfino la grandezza delle forme geometriche non è mai casuale.

Quest’opera dimostra come anche nell’Astrattismo, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, nulla è lasciato al caso e tutto è ben studiato.

Nella pittura astratta, dunque, “la forma e il colore ci parlano della forma e del colore, e tutto finisce lì”.

                                                                                                        Mary Bua

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